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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

"Ecco perché D'Orsi fu corrotto con quaranta palme", le motivazioni dei giudici

Il presidente del collegio deposita la sentenza: "Accettò il regalo, fu il corrispettivo per un appalto". Dubbi sulla sua versione: "Contraddizioni vistose"

Anche a voler credere alla tesi che l’allora presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, abbia ricevuto un regalo senza alcun preventivo accordo (circostanza sulla quale si dubita per le “contraddizioni dette in aula” e per le dimensioni troppo ingombranti del dono), il fatto stesso di avere accettato e di non avere rispedito indietro le famose quaranta palme “lo rende colpevole di corruzione impropria”.

Il giudice Gianfranca Claudia Infantino, presidente del collegio penale che lo scorso 11 maggio ha condannato a 4 mesi di reclusione il politico del Mpa, ha depositato le motivazioni del verdetto aprendo, quindi, i termini per l’appello della difesa affidata all’avvocato Daniela Posante.

La vicenda giudiziaria scaturisce da un processo molto più vasto per cui D’Orsi fu condannato a un anno di reclusione per abuso di ufficio ma al tempo stesso assolto da una trentina di reati legati a presunte irregolarità su acquisti, forniture e appalti dell’ente oltre che presunti abusi del suo ruolo per ottenere sconti per la costruzione della propria villa di Montaperto. L’ultimo presidente della Provincia prima della soppressione degli enti, che adesso però a sorpresa potrebbero tornare, è accusato di essersi appropriato di quaranta palme che l’ente aveva acquistato da un vivaista per abbellire scuole e spazi verdi della provincia.

Le palme - sostiene l'accusa - sarebbero state il corrispettivo “improprio” (questa ipotesi di corruzione non prevede, infatti, che via sia un corruttore) di un appalto con cui la Provincia acquistava tutte le 6 mila piante del vivaio prossimo alla chiusura. “D’Orsi si è contraddetto più volte”, sottolinea il giudice nelle motivazioni e aggiunge: “Nel corso dell’intervista alle Iene dice che le piante erano uno dono, non del vivaista ma dell’imprenditore Gaspare Chianetta (che stava svolgendo alcuni lavori nella villa e materialmente andò a prelevare le palme dal vivaio). Nel successivo fuori onda cambia versione e dice di avere dato i soldi a Chianetta per il pagamento ma che l’imprenditore non aveva accettato”. 

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