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Cronaca

Dedicazione della cattedrale, don Franco: "E' avvilente sentire, da anni, solo promesse"

Il cardinale: "Non voglio fare allarmismo, ma se dovesse succedere qualcosa di grave, già immagino lo scarico di responsabilità, il gioco di puntare il dito l'uno contro l'altro. Quello che mi fa più male è l'indifferenza degli agrigentini"

"Anche quest'anno siamo fuori casa, siamo forzatamente senza casa. Venendo ad Agrigento sognavo la nostra chiesa senza pareti e senza tetto, ma non desideravo quel che sta avvenendo. Sono 6 anni, 6 mesi ed una ventina di giorni che aspettiamo. E' avvilente, sentire, da anni, solo promesse da parte di chi deve prendere le dovute decisioni". Lo ha detto, ieri sera, durante l'omelia della celebrazione eucaristica per la dedicazione della Cattedrale di San Gerlando, il cardinale Francesco Montenegro.

"Qualcosa sembra muoversi, ma quello a cui si sta pensando non è risolutivo. Si vuole mettere in sicurezza la cattedrale, ma non si pensa a quello che c'è sotto. Non voglio fare allarmismo - ha detto - ma non posso non vedere le crepe diventare sempre più evidenti, il pavimento abbassarsi. E se dovesse succedere qualcosa di grave, già immagino lo scarico di responsabilità, il gioco di puntare il dito l'uno contro l'altro. Mi spiace questo disinteresse di chi potrebbe fare qualcosa in piu. Ma quello che mi fa più male è l'indifferenza degli agrigentini. La cattedrale non è solo il simbolo della storia della chiesa, ma lo è anche della città e del territorio. L'insensibilità di tanti cristiani agrigentini, mi fa chiedere su cosa poggia la nostra fede di cristiani? Solo sulle tradizioni? La cattedrale è la chiesa del vescovo che è colui che annuncia la parola di Dio, colui che aiuta la comunità a crescere ed a camminare. Questa è la cattedrale, e che tristezza sapere che tanti agrigentini non l'hanno mai vista. Ecco perché mi spiego come è indifferente questa città".

"Qui da noi, nonostante sacerdoti e laici, continuiamo ad affermare che, nelle feste patronali, aumentano, di anno in anno, i fedeli, quello che aumenta è, invece, il numero di coloro che si allontanano dalle chiese. Molti cristiani chiedono i sacramenti solo per tradizione. In questo territorio - ha tenuto a sottolineare don Franco - cresce la corruzione, aumentano la povertà, le solitudini, la violenza che qui si chiama mafia. Qui, la stessa cultura non è tenuta in debita considerazione, sentiamo un giorno sì e un giorno no che l'università si debba chiudere". 

"Le chiese non sono il nostro porto, a noi la chiesa serve per fare il pieno di Dio che giova per portare lui in mezzo alle strade. Però il senso di morte, di indifferenza avanza - si è rammaricato il cardinale Montenegro - . Evangelizzare non è solo portare Cristo, è anche cercare Cristo. 
Amici svegliamoci, la nostra è una fede un po' spenta, un po' stanca. Dio ha voglia di andare, imitiamolo, non cerchiamo il paradiso restando seduti. Quando ci incontrerà guarderà se le scarpe sono sporche".

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