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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il crollo del viale della Vittoria con centinaia di sfollati, chiesto rinvio a giudizio per Zambuto

Il pm Andrea Maggioni ipotizza il reato di disastro colposo. Sotto accusa anche il dirigente dell'Utc, Giuseppe Principato, e i proprietari di un immobile attiguo al costone. "I pericoli erano noti da tempo"

L’ex sindaco Marco Zambuto e il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Giuseppe Principato, secondo la Procura, sapevano “già due anni prima del crollo della grave situazione di pericolo”, tanto che avevano messo per iscritto anche un’ordinanza di messa in sicurezza ma senza preoccuparsi che venisse rispettata. Adesso, per loro, e per i tre proprietari di un immobile adiacente a un costone, al viale della Vittoria, il cui crollo provocò l’evacuazione di oltre sessanta famiglie, residenti nei palazzi Crea, e di diverse attività commerciali e studi professionali, si avvicina il momento del processo.

Il pubblico ministero Andrea Maggioni, titolare dell’inchiesta, ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i cinque indagati che diventano, quindi, imputati. L’udienza preliminare è stata già fissata ed è in programma il 27 marzo davanti al giudice Alfonso Malato. Sotto processo andranno oltre a Zambuto, che nel frattempo si è trasferito a Verona dove fa l’insegnante, e a Principato, attuale dirigente del sesto settore del Comune di Agrigento, i tre proprietari di un immobile adiacente ai palazzi le cui condizioni precarie avrebbe provocato il crollo del costone. Si tratta di Maria Isabella Sollano, 75 anni, e dei figli Valentina e Oreste Carmina, 49 e 46 anni. I proprietari delle sessanta abitazioni evacuate potranno chiedere di costituirsi parte civile.

La situazione, peraltro, a distanza di tre anni da quel 5 marzo del 2014 quando la frana colpì al cuore la città, è rimasta pressochè inalterata. La viabilità stradale è tornata alla normalità ma le case restano inaccessibili. L’ipotesi di reato formulata dal pm Andrea Maggioni è di disastro colposo. Ai proprietari viene contestato in particolare di non avere adempiuto ad un’ordinanza, emessa il 5 aprile del 2011 dallo stesso Zambuto, che imponeva loro di eseguire delle opere di manutenzione consistenti nella “regimazione delle acque” che doveva servire a eliminare il pericolo. 

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