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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Crack delle imprese di Burgio, finanziere in aula: "Barca con i soldi dei debitori"

Il luogotenente Gioacchino Seminatore rivela: "La società che doveva gestire i fallimenti era intestata a pregiudicati nullatenenti"

Barche di lusso con i soldi sottratti alle sue imprese, prelievi indebiti che finivano sui suoi conti e prestanome pregiudicati per gestire i fallimenti. Il luogotenente della Guardia di Finanza, Gioacchino Seminatore, in servizio alla polizia tributaria racconta in aula dettagli e retroscena del crack del gruppo di aziende del settore della distribuzione alimentare riconducibili all’imprenditore Giuseppe Burgio, in carcere dall’ottobre dell’anno scorso con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Il sottufficiale è stato citato dai pubblici ministeri Alessandra Russo e Simona Faga al processo in corso davanti ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Luisa Turco. “Abbiamo svolto su delega della Procura – ha spiegato – alcuni accertamenti tributari sulle aziende riconducibili all'imprenditore Giuseppe Burgio. Tecnicamente, sul piano giuridico non si trattava sicuramente di un gruppo perché non tutte avevano partecipazioni fra loro ma erano comunque riconducibili allo stesso dominus”. 

Seminatore ha parlato della Gestal, una delle principali società del gruppo, spiegando che “Burgio, nonostante non fosse amministratore formale, lo era di fatto. Da cosa lo abbiamo dedotto? Dal fatto che proponeva personalmente degli accordi con i creditori in vista del fallimento e che ha fatto dei prelievi di denaro di circa sei milioni di euro da uno dei conti”. 

Il luogotenente delle fiamme gialle ha raccontato pure un episodio particolare venuto alla luce durante le indagini. “Giuseppe Burgio distrasse dei fondi alle sue società e pagò con due assegni di 25 mila euro un’imbarcazione che poi utilizzò personalmente”. Infine il finanziere ha raccontato anche le strane operazioni fatte durante le trattative con i creditori. “Propose una transazione attraverso il prelievo di fondi da alcune società finanziarie estere che risultavano intestate a pregiudicati nullatenenti. È evidente – ha detto rispondendo anche al suo difensore, l’avvocato Carmelita Danile – che c’erano pure delle evidenti sopravvalutazioni delle partecipazioni”. 

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