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Cronaca Lampedusa e Linosa

La chiesa di Lampedusa: "Aprite i porti e lasciate accogliere chi ha grande bisogno di aiuto"

La parrocchia di San Gerlando: "La nostra coscienza non può in alcun modo accettare e ritenere giusta nessuna legge che vada contro i nostri principi. Non crediamo di poter considerare legittima nessuna autorità politica, nessun suo pronunciamento che ci porti a mettere in discussione i fondamenti della nostra vita di cittadini e cristiani"

Da decenni è terra di frontiera. Terra "abituata" a salvare, ad accogliere, a dare una mano d'aiuto al prossimo: di qualunque colore sia la sua pelle. Nel giorno dell'Epifania, la comunità ecclesiale di Lampedusa - don Carmelo La Magra, sacerdote della parrocchia di San Gerlando, in testa - richiamando tutti a comportarsi "da cittadini degni del Vangelo", ha lanciato un accorato appello: "Chiediamo al governo italiano di aprire i porti e di permettere alla società civile di poter accogliere senza alcuna resistenza quanti richiedono il nostro aiuto. Invitiamo tutti i fedeli cattolici e cristiani di ogni confessione ad unirsi a noi in questa richiesta. Preghiamo le comunità ecclesiali di non trincerarsi dietro paure e resistenza ma di mettere in pratica il Vangelo con coraggio e gratuità. Desideriamo essere presepe vivente, povero e umile, ma aperto e accogliente per ogni 'Cristo' che ci sarà dato di incontrare".

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"Come cristiani e cittadini, in questo tempo che richiede una testimonianza efficace, siamo chiamati dagli eventi della storia ad essere protagonisti, e non spettatori, delle vicende politiche del nostro Paese - sostiene la comunità ecclesiale di quella che è la 'porta' d'Europa: Lampedusa - . Ci sentiamo interpellati dalla Provvidenza che ci ha voluto comunità di periferia nel mare Mediterraneo destinata a condividere la sorte di uomini e donne che, a diverso titolo, mettono piede sulla nostra isola di Lampedusa. Siamo continuamente spronati dal magistero del santo Padre e del nostro vescovo a prendere in seria considerazione i segni dei tempi che scorgiamo all'orizzonte e a viverli come opportunità e non come problema".

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E' stato dunque affrontato il tema del decreto sicurezza ma anche del cristianesimo nella parrocchia San Gerlando di Lampedusa: "È in grave errore chi ritiene di poter ridurre il cristianesimo alla mera ostensione, o ostentazione, di simboli. Noi teniamo in mano il Vangelo ma, soprattutto, lo teniamo nel cuore e nella mente come lampada che illumina i passi della vita personale e sociale, come bussola di relazioni autentiche con il prossimo - sostiene don Carmelo La Magra e la comunità ecclesiale di Lampedusa - . Non possiamo accettare chi cerca di ridurre la fede cristiana ad un semplice fatto culturale, un cumulo di tradizioni e usanze che hanno bisogno della nostra custodia per evitare l’estinzione. Noi sappiamo che la nostra fede consiste in una relazione reale e viva con il Signore risorto, noi lo incontriamo e riconosciamo presente nella vita della sua chiesa, nei sacramenti della grazia, nella sua parola vissuta e in ognuno dei 'suoi fratelli più piccoli', esclusi, sofferenti e stranieri. Da buoni cittadini vogliamo essere rispettosi dei valori universali e dei diritti umani, come sancito dalla nostra Costituzione, garantiti ad ogni essere umano. Rifiutiamo la logica di chi, procurando esclusivamente conflitti tra poveri, vorrebbe far passare per giustizia la prevaricazione e per sicurezza il peggiore dei nazionalismi". 

"Noi sappiamo che 'Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto'. La nostra coscienza, pertanto, non può in alcun modo accettare e ritenere giusta nessuna legge che vada contro questi principi. Non crediamo di poter considerare legittima nessuna autorità politica, nessun suo pronunciamento che ci porti a mettere in discussione tali fondamenti della nostra vita di cittadini e cristiani. Assistiamo ormai da quindici giorni al vergognoso trattenimento in mare di 49 persone, uomini, donne e bambini a bordo della 'SeaWatch3' e della 'SeaEye', che hanno la sola colpa di sperare e sognare il futuro. È inaccettabile, da ogni punto di vista, che qualsiasi dibattito politico venga fatto sulla pelle di persone fragili, ferite e disarmate".

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