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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

E' morto Carmelo Russotto, era il "patron" del centro commerciale "La Fornace"

L'imprenditore molto conosciuto e ambizioso è scomparso all'età di 85 anni

Si è spento a 85 anni Carmelo Russotto, patron del centro commerciale “La Fornace”. Imprenditore e titolare del colosso che comprende diversi negozi.

Russotto da semplice operaio di un’azienda agricola a imprenditore, un uomo amante della vita che si è fatto da solo. Carmelo Russotto, sangiovannese, classe 1933, si è spento in questi giorni. È partito come trattorista della famiglia Gioia. Indefesso lavoratore che per non spegnere il trattore, lo fermava e gli dormiva accanto, cosa che gli ha provocato la sordità.

Positivo davanti ai problemi, dava coraggio agli altri senza mai discriminare nessuno. Parlava e mangiava senza discriminazioni con tutto il personale dell’impresa, che aveva fondato negli anni ’70, e poi con il personale del centro commerciale “La Fornace”, ultima sua creatura, realizzata per i nipoti, come diceva. Tenace e lungimirante, innovativo sotto tutti i punti di vista. È stata sua la prima trebbia dei paesi di Cammarata e San Giovanni Gemini.

Ha lavorato tantissimo in Sicilia e negli anni 90 ha avuto la forza di superare i confini isolani approdando in Emilia Romagna, Toscana e Veneto, senza però mai abbandonare la sua terra, di cui amava profondamente le tradizioni. Il legame con la campagna era forte e indelebile, tanto che aveva un orto, da cui traeva prodotti freschi, dove faceva allevare galline, pecore e agnelli, sempre per non fare mancare nulla alla sua famiglia. Il suo ingegno imprenditoriale lo aveva sempre portato a precorrere i tempi, comprando attrezzature nuove o investendo in situazioni prima che gli altri potessero pensarci.

Nulla lo fermava, se voleva riusciva a smuovere il mondo. Ha costruito tanto lavoro e ha continuato a costruirlo, infatti il centro commerciale ospita circa 90 dipendenti. A dicembre di questo anno avrebbe festeggiato sessant’anni di matrimonio, insieme alla moglie Carmela Barbasso, genitori di cinque figli e nonni di dieci nipoti, che erano la sua ragione di vita.

A tutta la famiglia ha lasciato un’immensa eredità umana e materiale. “La vita è bella”, amava ripetere a tutti con la sua voce tenorile e con quel sorriso che catturava chiunque lo incrociasse, infatti con ogni figlio, nipote, geometra, operaio, con chiunque incontrava, creava un rapporto unico.

Ha sempre detto ai suoi discendenti: “Tutto quello che è mio è vostro”. E non era generoso solo con i membri della sua famiglia, ma anche con le persone che lo circondavano. Se faceva lavori a gente povera, non si faceva pagare e voleva che con quei soldi dessero da mangiare e comprassero vestiti per loro e i propri figli. Il suo ricordo è e sarà di esempio a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di averlo conosciuto.

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