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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Campobello di Licata

Brutale pestaggio per vecchi dissapori sentimentali, annullate tre condanne

La Corte di appello assolve "per non avere commesso il fatto" i giovani accusati della rappresaglia

Assoluzione per non avere commesso il fatto: i giudici della Corte di appello ribaltano la sentenza di primo grado, emessa al termine del processo con rito abbreviato, e scagionano tre campobellesi accusati di avere partecipato a un brutale pestaggio che per poco non costava la vita a un giovane.

Si tratta di Gianluca D’Angelo, 30 anni; Calogero Zagarrigo, 28 anni e Antonino Montaperto, 32 anni; tutti di Campobello. In primo grado, il giudice dell’udienza preliminare Francesco Provenzano gli aveva inflitto un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno per l’accusa di lesioni aggravate. La seconda sezione della Corte di appello di Palermo, alla quale si sono rivolti i difensori, gli avvocati Calogero Meli e Salvatore Loggia, ha invece ribaltato – come proposto anche dal sostituto procuratore generale nella requisitoria – il verdetto di primo grado.

La vicenda al centro del processo risale al 19 luglio del 2015. I tre ragazzi erano accusati di avere brutalmente picchiato insieme a una quarta persona – Dario Arcadipane che ha patteggiato la pena – un conoscente. Il giovane sarebbe stato colpito violentemente con calci e pugni al volto. La vittima sarebbe stata trascinata, durante la notte, in una strada fra due bar e pestato selvaggiamente tanto che riportò un trauma cranico, la frattura dell’orbita sinistra e una grave lesione della mascella. Le condizioni di salute del giovane, in un primo momento, erano talmente gravi da temere per la sua stessa sopravvivenza.

Alla fine la prognosi fu di quarantasette giorni. Le indagini dei carabinieri furono avviate immediatamente, già in piena notte quando la vittima si trovava in ospedale in condizioni di scarsa lucidità per i violenti colpi ricevuti. Il giovane, fin dai primi istanti, diceva ai militari che ad aggredirlo erano stati Arcadipane e Zagarrigo. Su quest’ultimo, però, precisava di non esserne sicuro per via del suo stato confusionale. 

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