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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Servizio idrico, l'Ati ha scelto: la forma di gestione sarà la consortile pubblica

Votano sì tutti i presenti, ad eccezione dei Comuni che aspirano ad ottenere il riconoscimento dell'articolo 147, cioè la gestione diretta, che si sono astenuti

Dopo qualche frizione iniziale, con un improvviso "guizzo" l'Assemblea territoriale idrica ha approvato pochi minuti fa la nuova forma di gestione per il servizio idrico integrato, scegliendo la società Consortile di comuni pubblica.

Ad astenersi sono stati i comuni che oggi aspirano a mantenere la gestione del servizio in forma diretta (otto in tutto), i quali hanno lasciato campo libero agli altri primi cittadini, che hanno deliberato per la forma di gestione più apprezzata e richiesta dalle associazioni per l'acqua pubblica, pur avendo ribadito fino alla fine che Spa e Consortile pubbliche erano comunque forme di gestione entrambe a tutela dell'interesse collettivo.

“Adesso dovremo affrontare una grande sfida – ha detto – e sono contenta che si sia scelto all’unanimità. Abbiamo dato una importante dimostrazione di compattezza e ci proiettiamo adesso verso un futuro diverso, dopo aver subito per tanti anni una gestione che ha fatto soffrire i cittadini”.

Fatta l'Italia, tuttavia, si è iniziato a lavorare per fare gli italiani. L'Ati ha proseguito con i lavori discutendo del tema della concessione dei benefici previsti dall'articolo 147 ad otto comuni (Cammarata, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana, Burgio, Menfi e Santa Margherita di Belice), che prevede di garantire la gestione diretta da parte di centri che già gestivano in modo diretto le risorse e sono in possesso di specifici requisiti. Fin da subito si sono registrati diversi scontri, con una parte dell'Assemblea dei sindaci che si è manifestata contraria contraria a questa ipotesi. Se il Comune di Agrigento, presente con l'assessore Hamel, si è allontanato poco dopo l'inizio della discussione, ferma opposizione a forma e metodo usati sono stati non solo i comuni consegnatari di Ribera, Ravanusa, Favara e Porto Empedocle, ma anche gli stessi non consegnatari Palma di Montechiaro e San Giovanni Gemini, i quali hanno contestato la scelta degli uffici dell'Ati di escluderli dai comuni che potranno accedere alle procedure di riconoscimento.

Alla fine dopo momenti di scontro anche abbastanza fuori dai toni istituzionali necessari, con scambi di accuse ambo i lati, si è deciso di riaggiornare tutto ai prossimi giorni, dopo che l'Ati si sarà fornita di pareri tecnici e legali sul tema.

Le reazioni

“L’acqua torna pubblica, finisce l’era di Girgenti Acque Spa. Sarà un’azienda speciale consortile e non più una società per azioni a gestire il servizio idrico nell’Agrigentino. Lo ha deciso oggi all’unanimità l’assemblea dei sindaci dell’Ati Agrigento. Il nuovo modello di gestione, dopo anni di mala gestio, consentirà di garantire ai cittadini un servizio idrico efficiente e trasparente, l’obiettivo sarà quello di renderlo anche meno costoso”. 

Così Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco di Montevago e presidente della commissione Salute dell’Ars, commenta la decisione dell’assemblea dell'Ati di Agrigento sulla nuova gestione del servizio idrico.

"Complimenti ai miei colleghi - commenta il sindaco do Palma Stefano Castellino - che hanno, finalmente, realizzato quello che sembrava essere soltanto un sogno e rimanere tale. Il mio comune è uno di quei pochi non consegnatari della rete idrica ed è da sempre in prima linea in difesa dell'acqua pubblica, una battaglia che abbiamo sempre compiuto a Palma di Montechiaro con l'intera classe dirigente locale, senza differenza di colore politico".

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