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Cronaca

Assalto blasfemo e razzista alla tenda delle suore, il caso approda in Cassazione

I difensori impugnano le condanne che, in caso di conferma, porteranno in carcere almeno uno degli imputati

Il caso del presunto assalto razzista e blasfemo alla tensostruttura del Viale della Vittoria approda in Cassazione dopo la leggera riduzione di pena decisa per la prescrizione di alcuni capi di accusa e la depenalizzazione di altri. In primo grado il gup del tribunale di Agrigento, Luisa Turco, aveva inflitto cinque anni di reclusione a Davide Cipolla, 30 anni; 3 anni e 10 mesi per il trentatreenne Biagio Licata. In appello, per effetto della parziale prescrizione e delle assoluzioni dovute alla depenalizzazione, sono stati decisi tre anni per Licata e quattro anni e otto mesi per Cipolla. 

La vicenda, adesso, approda davanti alla Corte di Cassazione che il 21 novembre dovrà pronunciarsi sul ricorso degli avvocati Salvatore Pennica, Alesssandro Marchica e Giovanni Aricò. Il custode eritreo della struttura mobile gestita dalle suore che accoglieva persone disagiate si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Leonardo Marino e otterrà, in caso di conferma della condanna, il risarcimento dei danni. L’aggressione più grave sarebbe avvenuta il 25 gennaio del 2009 a distanza di tre mesi dalla prima. Cipolla e Licata, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero fatto irruzione all’interno della tenda aggredendo il custode quarantenne con calci e pugni e usando come arma per picchiarlo una grossa croce di legno. Lo straniero, a cui sarebbero stati rivolti insulti razziali, riportò un trauma cranico e la frattura del braccio.

Cipolla, in caso di conferma della condanna, finirà in carcere per espiare la pena. 

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