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Festival del gusto per Santa Lucia, cuccìa e arancine conquistano i palati degli agrigentini

Le tradizioni gastronomiche hanno antiche origini che si tramandano da generazione in generazione

Il connubio tra fede e tradizioni gastronomiche si consolida a tavola nel giorno della festa liturgica di Santa Lucia: la martire siracusana vissuta a cavallo del secondo e terzo secolo dopo Cristo. Nel 1646, la Sicilia fu colpita da una grave carestia, e alla Santa si attribuisce il miracolo di aver fatto arrivare sull’isola, un bastimento carico di grano. Tanta era la fame che la gente non aspettò di macinare il grano, ma lo bollì per sfamarsi subito. Da qui l’origine della “cuccìa” il cui termine deriva da cocciu, o chicco di grano. Il voto di ringraziamento per il miracolo, fu quello di non mangiare pane e pasta nel giorno della festa. Alla cuccìa, si associano anche le arancine. Nei secoli le varianti alle due prelibatezze, hanno seguito i gusti del tempo.

Nella città dei templi, ma non solo ad Agrigento, quella che in origine era una semplice zuppa di grano e ceci si è addolcita. I cereali vengono immersi nella crema di ricotta,  gocce di cioccolato, scorze di arancio candite e una spolverata di cannella poi completano la guarnizione. Una vera e propria bomba calorica a cui nessun agrigentino può rinunciare. Così come non possono mancare le arancine: tradizionali al ragù ma anche nelle moderne gourmet. Ed ecco quindi che, nelle case ma anche  nei bar e nelle friggitorie, gli odori della tradizione invadono le strade e conquistano i palati.
 

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