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Cronaca

Akragas, "l'ultima" di Giavarini: "Allo stadio, gli striscioni di benvenuto ai licatesi"

Continua il caos in casa biancazzurra. A parlare, dopo tanto silenzio, è l'ex proprietario del club di Agrigento, avanzando anche una "strana" richiesta

L’Akragas torna a fare rumore, forse non ha mai smesso. Marcello Giavarini, “tuona” da lontano. Rivendicando, se mai qualcuno gliele avesse negate, le sue origini licatesi.

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L’imprenditore, che opera in Bulgaria, ha messo nero su bianco i suoi malumori, avanzando delle richieste. “Vorrei degli striscioni, con un messaggio di benvenuto ai licatesi”.

A storcere il naso, saranno sicuramente quasi tutti i tifosi biancazzurri. E’ storica la rivalità con il Licata calcio. Come è storica, quella tra Palermo e Catania e Roma e Lazio.

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IL COMUNICATO STAMPA

“Tifosi Akragantini, a seguito delle vostre numerose richieste di un mio nuovo reingresso come socio all’Akragas, desidero dirvi che a tutto oggi io sono ancora socio al 54% sulla carta, ma la mia decisione di non finanziare più l’Akragas, anche per gli altri soci come lo scorso campionato, è irrevocabile . Vi ricordo inoltre che dal Novembre 2016, data nella quale  ho comunicato la mia uscita da finanziatore dell’Akragas, in quanto il progetto della serie B che vi avevo  comunicato, per motivi di forza maggiore, non è più realizzabile, mio malgrado, per le condizioni che si sono venute a creare in  casa Akragas. Sono consapevole delle mie promesse, ma subito dopo le mie promesse della serie “B” sono stato lasciato solo con innumerevoli problemi, ad iniziare dallo stadio che era inagibile e senza impianto di video sorveglianza, e che io ho dovuto finanziare. Mi era stato promesso che l’impianto luci dell’Esseneto lo avrebbero realizzato altri e non l’Akragas, ma a settembre 2015 scopro e mi viene detto che le luci allo stadio li doveva fare l’Akragas. Il grosso problema è che sono stato lasciato da solo a mettere i soldi. Soltanto il presidente del Cda Silvio Alessi mi è stato sempre vicino. Da allora il mio entusiasmo è venuto meno per molteplici fattori. A chi mi chiede del perché della mia uscita a campionato iniziato rispondo che la goccia che fa’ traboccare il bicchiere può accadere in qualsiasi momento e a me è successo a Novembre. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il problema che si è venuto a creare con la pubblicità nelle mura esterne delle stadio. Per quanto riguarda la figura di Peppino Tirri , persona che stimo per la sua professionalità, è doveroso dire che da Novembre abbiamo intrapreso strade diverse. Io ho deciso di cedere le mie quote e di uscire dall’Akragas come socio e di non mettere più soldi di tasca mia, mentre lui ha deciso di sua spontanea volontà di continuare nel suo ruolo di amministratore delegato dell’Akragas al fine di aiutare  a trovare altri finanziatori e, insieme al Presidente Alessi, a salvare il Club. Per chiarezza di tutti è bene sapere che nessuno mi rappresenta ad Agrigento e in Akragas, e vi invito a non identificare l’operato e la persona di Tirri con la mia persona. Se Tirri dovesse rimanere nell’akragas non significa che Giavarini è nell’Akragas, perché  io ormai sono fuori da mesi. Tirri non dispone più del mio aiuto economico come prima, ma anzi insieme ad Alessi fanno il possibile per autofinanziare l’Akragas.  Ho lasciato la società a Novembre senza punti di penalizzazioni da parte della Lega Pro e con gli  stipendi pagati fino a Novembre 2016. Ho lasciato la squadra in zona salvezza come punti raccolti in campionato, e non ho lasciato una nave che sta’ affondando in alto mare, ma bensì una nave ben ancorata al porto e con benzina a sufficienza per alcuni mesi, al fine di permettere ad un altro nuovo imprenditore agrigentino, romano o di qualsiasi nazionalità di salire al comando. Ma questo nuovo imprenditore, purtroppo, non si riesce a trovare.  Ieri ho appreso, attraverso il comunicato stampa di Alessi, che nessuno si è fatto avanti per investire sull’Akragas come socio di maggioranza  o socio di minoranza, per cui io non sono e non sarò responsabile del futuro e di cosa possa capitare all’Akragas nei prossimi mesi, questo sia ben chiaro. Io  ho regalato alla città di Agrigento un campionato in “Lega Pro” finanziato da me per la maggior parte con 1.300.000 euro di soldi miei , e le cose andavano bene fino a Novembre. Adesso che dal mese di Novembre io non finanzio più e gli altri sei soci non hanno mai finanziato, voi tutti potete vedere come vanno le cose. Desidero ringraziare quella parte di tifosi che mi sono stati vicini e posso immaginare la loro delusione per la mia uscita dall’Akragas e per le mie promesse non mantenute, ma spero capiscano la mia amarezza. Però voglio togliermi una soddisfazione e  accontentare tutti quei tifosi che fin dal primo giorno non hanno fatto altro che dire e scrivere “ licatese vai via”: bene adesso che sono andato via voglio vedere cosa sapete fare senza di me, metteteci i soldi voi e mantenetevi la squadra. Noto che senza di me l’Akragas sta smantellando la squadra e potrebbe fallire. Nel giugno del 2015 l’Akragas era sull’orlo del fallimento ed io l’ho salvata. Adesso senza di me rischiate di nuovo il fallimento. Vedete nel calcio si vive anche di riconoscenza e allora volentieri un presidente o i soci  mettono i soldi per il bene della squadra, ma io dopo tutti gli insulti che ho ricevuto prima, per la rivalità con Licata, e anche in questi giorni sulla mia pagina facebook, presa letteralmente d’assalto con insulti vergognosi, per tutto questo non posso fare altro che allontanarmi sempre di più dallAkragas. Andate avanti senza di me. A chi mi chiede della cordata Romana, posso rispondere che io non ci ho mai creduto, tutta la mole dei documenti che hanno voluto mi sembra quasi un alibi, perché non servono tutti questi documenti per decidere se entrare o no nell’Akragas.  Io ci sono passato in prima persona, quando a maggio del 2015 mi hanno proposto l’Akragas, ho visionato con i miei contabili i documenti e in venti giorni ho deciso. Sono venuto ad Agrigento, ho pagato i vecchi debiti della precedente amministrazione e dei vecchi soci, e sono entrato in società. Quando c’è la volontà, queste cose si fanno in venti giorni e non in due mesi. Apprezzo la buona fede dell’assessore Giovanni Amico, ma evidentemente non c’è la volontà dei Romani di investire in Akragas però si continua ancora a tirarli in ballo per dare fumo negli occhi e dire che io non ho intenzione di cedere le quote. Confermo che io le le mie quote le regalo a chiunque ne faccia richiesta. A questo punto tra me e i tifosi è rottura totale per cui è giusto che io mi metta da parte, rimango a guardare e tifare Akragas la domenica. L’Akragas a questo punto dovrebbe imparare ad autogestirsi con le entrate che le arrivano dalla Lega, sponsor e biglietti, visto che nessuno dei soci in essere  non può più finanziarla e dato che non si trovano finanziatori nuovi. Mi sembra che nessuno vuole l’Akragas e chiedetevi come mai? Avevate trovato me un investitore che vive all’estero e finanziato l’Akragas, e l’avete fatto stufare. Forse sono io che non sono adatto al calcio ad Agrigento? Le opinioni probabilmente sono divergenti e siccome sono io che ci metto i soldi, sono io che decido se restare o no in Akragas. A chi mi chiede cosa servirebbe per un mio rientro economico in Akragas, rispondo che prima di tutto bisogna rispettare le mie origini licatesi, visto che sono i soldi di un originario di Licata ad avere mantenuto l’Akragas in Lega pro: Licata è la mia città natale di cui ne vado fiero. Non si può sputare sul piatto dove si mangia.  Mi piacerebbe vedere uno striscione con la scritta “ benvenuti ai licatesi “ allo stadio e non le solite offese.  Bisogna essere masochisti  “pagare per essere insultati” ed io non lo sono. Rimango a guardare cosa sanno fare senza di me. Intanto io sono fuori e tifo Akragas, questo nessuno può vietarmelo. Augurando un campionato di salvezza  all’Akragas, porgo i miei saluti".

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