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Cronaca

Assembramenti davanti al santuario, in tanti rischiano la denuncia

Spetterà all’attività investigativa della Digos identificare coloro che, non facendo parte dello stesso nucleo familiare, non hanno rispettato le distanze interpersonali. Processioni e riti tradizionali erano stati vietati dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica

Inizia, da stamani, l’attività investigativa della Digos della Questura di Agrigento. Verranno vagliati video e fotografie e verranno identificati coloro che hanno dato vita agli assembramenti. Perché chi ha creato gli assembramenti - ieri davanti al santuario di San Calogero - rischia una denuncia, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Agrigento. 

Una mini "vara" di San Calò in giro per la città, portatori e fedeli "abbracciano" il Santo nero

Le porte del santuario – così come avviene da venerdì e come accadrà fino a domenica prossima – continueranno a restare sbarrate. Processioni e riti, almeno nel tradizionale modo, erano e restano vietati, secondo quanto venne deciso dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Maria Rita Cocciufa. Una decisione non semplice quella che è stata presa, nelle scorse settimane, in Prefettura. Decisione ritenuta indispensabile per scongiurare l’eventualità di assembramenti. Perché l’emergenza sanitaria, determinata dal Covid-19, non è stata, del resto, ancora archiviata.

Il timore dei possibili contagi, ieri, non ha però fermato la fede e la devozione degli agrigentini verso il santo nero. Il viaggio devozionale, con fedeli a piedi scalzi che hanno voluto sciogliere le promesse fatte durante l’anno, c’è stato. Non c'è stato - sia chiaro - il classico "bagno di folla", ma la polizia ha contato un centinaio circa di presenze davanti al santuario.

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