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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Arnone davanti al tribunale di Sorveglianza: "Se errore c'è stato, è stato fatto in buona fede"

L'ex ambientalista ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Il procuratore ha chiesto la ratifica del provvedimento. La difesa, rappresentata dagli avvocati Raimondo Tripodo e Arnaldo Faro, sul piano tecnico ha addotto ragioni di "latente inammissibilità del provvedimento, fondato su comunicazione illegittima"

Il collegio del tribunale di Sorveglianza di Palermo - presieduto dal giudice Giancarlo Trizzino con a latere Federico Romoli - scioglierà la riserva entro 5 giorni. Stamani, però, s'è discusso del ricorso presentato dagli avvocati Raimondo Tripodo e Arnaldo Faro sul "caso" Peppe Arnone che non soltanto era presente in aula ma ha rilasciato, difendendosi, dichiarazioni spontanee. 

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Giuseppe Arnone - noto avvocato agrigentino, ex vice presidente del consiglio comunale della città dei Templi ed ex ambientalista - è in carcere dallo scorso 27 marzo quando venne arrestato, dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento direttamente al palazzo di giustizia. I poliziotti, allora, eseguirono un'ordinanza di sospensione - a carico di Arnone - dell'affidamento in prova ai servizi sociali. Ad emettere il provvedimento fu, allora, il magistrato di Sorveglianza Federico Romoli. Arnone - secondo l'accusa - con volantinaggi nel parcheggio del palazzo di giustizia e striscioni collocati di fronte allo stesso edificio con i quali metteva "alla gogna alcuni magistrati” violava le prescrizioni del tribunale di Sorveglianza. Tribunale che gli aveva concesso di espiare due condanne per calunnia e diffamazione, per un totale di 3 anni e 5 mesi, in affidamento in prova ai servizi sociali.      

VIDEO - Arrestato Giuseppe Arnone, l'avvocato agrigentino portato via dal tribunale

L'avvocato Arnone, negli ultimi giorni, è stato trasferito dal carcere Di Lorenzo di Agrigento, dove era stato sistemato in una cella singola, alla casa circondariale di Enna. A deciderlo è stato il Dap. 

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Il sostituto procuratore generale, Rita Fulantelli, ha chiesto la ratifica del provvedimento, ossia la revoca dell'affidamento in prova ai servizi sociali. Di fatto, è stato chiesto che Peppe Arnone rimanga in carcere. La difesa di Arnone, rappresentata dagli avvocati Raimondo Tripodo e Arnaldo Faro, sul piano tecnico ha addotto ragioni di "latente inammissibilità del provvedimento, fondato su comunicazione illegittima".

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Peppe Arnone, provato da tanti giorni di carcere ma sempre battagliero, nella fase iniziale dell'udienza ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Si è, di fatto, difeso spiegando che se errore c'è stato, è stato fatto in buona fede perché il diritto di parola e di espressione è costituzionalmente garantito. Arnone avrebbe richiamato anche il pronunciamento, in suo favore, della Corte di Cassazione che stabiliva che non si poteva impedirgli di parlare. Si è detto anche disponibile ad attenersi a tutte le nuove disposizioni che, eventualmente, verranno impartite. La difesa ha evidenziato anche che se diffamazione c'è stata non è il tribunale di Sorveglianza a doversi pronunciare, ma quello naturalmente competente che è il tribunale di Caltanissetta.

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