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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"La cattedrale è ancora una mamma malata", ecco l'omelia del cardinale Montenegro

Il pastore della chiesa agrigentina ha avuto parole di gioia per quanto finora fatto, ma ha esortato tutti a non abbassare la guardia

"Finalmente ritorniamo nella nostra Cattedrale". Così il cardinale Francesco Montenegro ha accolto la comunità cristiana agrigentina raccolta per la riapertura della Chiesa Madre.  Un'omelia lunga e sentita quella del pastore della chiesa agrigentina, che non nasconde il fatto che le la struttura "resta ancora una mamma malata", per quanto Montenegro si augura che "riaverla significa che almeno sia uscita in maniera definitiva dal coma". Il Cardinale ha ribadito che in questi anni a volte la speranza "sembrava sbiadirsi e addirittura spegnersi" a causa di "atteggiamenti non sempre interpretabili, delle molte deludenti e insincere parole e delle tante vuote e finte promesse". Una stilettata non di poco conto verso politica e burocrazia che in questi lunghi otto anni sono state spesso d'intralcio al recupero della struttura.

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Montenegro ha evidenziato che "i lavori non sono completati" e che "si deve completare la messa in sicurezza dell’edificio, poi dovrebbe iniziare il rinsaldamento della collina e infine ci vorrà il restauro finale dell’ edificio. Quel che conta - ha detto - però, è che, dopo tanti lunghi anni, siamo oggi qui, per pregare e ritrovarci come chiesa santa di Dio". Un "momento fortemente desiderato - ha detto -, non tanto perché c’era l’urgenza di riaprire una chiesa, ma perché volevamo questa chiesa, la nostra cattedrale". 

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La Chiesa Madre deve, per il vescovo, risvegliare un senso comune di appartenenza e di orgoglio  collettivo. "Sentiamoci fieri, riconoscenti e gioiosi di essere tutti noi protagonisti di una lunga storia di fede - dice - orgogliosi e consapevoli della nostra identità, delle nostre radici e del fatto che dalla Provvidenza ci viene affidata la storia odierna perché continui nel tempo. Ci tocca consegnarla ai nostri ragazzi e ai nostri giovani - è una bella storia, ecclesiale e civile - perché camminino fiduciosi verso il futuro".

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Parole nette sono state pronunciate anche dal parroco della Cattedrale, padre Giuseppe Pontillo, il quale ha rimarcato l'urgenza e la necessità di affrontare il tema del consolidamento del colle "superando tecnicismi burocratici e agendo con celerità", e non ha rinunciato ad evidenziare come in questi anni si siano moltiplicati i ritardi, tra i quali ha evidenziato "il ritardo della politica a dare risposte ai bisogni del nostro popolo e alla cura del bene e beni comuni" e "i ritardi e la lentezza burocratica, a volte causati dal rimbalzo delle competenze, 'pietra di inciampo' per chi, animato da buona volontà vuole contribuire al bene dell'uomo contemporaneo". Anche il discorso di Pontillo, tuttavia, si è concluso con parole di speranza. "Impegniamoci nel trascorrere dei giorni, tutti, ognuno per le proprie competenze e responsabilità, alla ricerca onesta e franca di una vera comunione - ha detto - e di una operosa missione di promozione del patrimonio dei valori all’interno di una comunità che vive nel tempo edificando il Regno di Dio".

La politica, comunque, è stata presente alla cerimonia di riapertura, con il presidente dell'Ars Gianfranco Micciché e con l'assessore al Territorio Salvatore Cordaro, cui si sono aggiunti, in rappresentanza delle comunità, i sindaci e gli assessori di molti comuni dell'Agrigentino

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