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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Prescrizione, la Camera penale chiede le dimissioni del ministro Bonafede

Il presidente Nicolò Grillo: "Non appare ammissibile che ad un ministro che occupa uno dei più importanti dicasteri vengano affidate le sorti della giustizia, avendo dimostrato di non essere capace di rappresentare correttamente le regole elementari di diritto sostanziale e processuale"

La Camera penale "Grillo" di Agrigento ha chiesto le immediate dimissioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed ha sollecitato il presidente della Repubblica ed il Governo "a garantire, per il futuro, il conferimento dell'incarico a persone che, - scrive il presidente Nicolò Grillo - con dignitosa padronanza delle regole fondamentali del diritto e mediante leale comunicazione del proprio pensiero, assicurino al popolo italiano la tutela del diritto e della giustizia".

Ma che cosa è accaduto? Perché la Camera penale "Grillo" di Agrigento è arrivata a tali richieste? Lo spiega, nella richiesta di dimissioni, proprio il presidente Nicolò Grillo. "Il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede, nel suo intervento alla trasmissione televisiva 'Porta a Porta', in onda l'11 dicembre scorso, ha incredibilmente affermato che nell'ipotesi in cui non si riesca a dimostrare il dolo nel corso di un giudizio, taluni reati assumono le connotazioni del fatto colposo con conseguente riduzione dei termini di prescrizione. L'incredibile affermazione di Bonafede, che peraltro risulta esercitare la professione di avvocato, è ingannevole perché rivolta ad un pubblico che generalmente non ha strumenti cognitivi tali da consentirgli di comprendere come esattamente stanno le cose. Ed è assai grave - prosegue la Camera penale "Grillo" di Agrigento - sia per la sua abnormità sia perché le teorie del ministro costituiscono la base della riforma (della quale si dichiara padre) dell'istituto della prescrizione che, a parere dei giuristi degli ultimi duemila anni, costituisce uno dei baluardi della garanzie che la giustizia assicura al cittadino. Non appare quindi ammissibile che ad un ministro che occupa uno dei più importanti dicasteri vengano affidate le sorti della giustizia, avendo egli dimostrato all'Italia intera di non essere capace di rappresentare correttamente le regole elementari di diritto sostanziale e processuale".

Secondo la Camera penale "Grillo" di Agrigento, "la gravità delle esternazioni del ministro, a cui il cittadino tributa piena fiducia in ragione della carica ricoperta, non consentono la prosecuzione del mandato per il quale ha dimostrato di essere portatore di carenze che impongono la sua sostituzione con persone che abbiamo conoscenza della materia".

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