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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'Ati idrico alla ricerca di acqua per placare la sete della provincia

Il progetto, della durata di 2 mesi, fornirà un quadro quanto più possibile completo della dotazione di sorgenti e pozzi presenti sul territorio, verificando anche quanto liquido viene attinto

Due mesi di lavoro e sedicimila euro di fondi per avviare una mappatura e una verifica sul campo delle risorse idriche esistenti, verificando quanto ne viene prelevato, quanti margini esistono per l'utilizzabilità delle stesse e se ve ne sono di non ancora note. L'Assemblea territoriale idrica di Agrigento ha dato il via ad un'attività che, teoricamente, potrebbe rendere meno stringente la morsa della sete e, soprattutto, meno gravoso quanto speso annualmente per acquistare acqua all'ingrosso dal gestore Sicilia Acque.

Tutto seguendo un atto di indirizzo dei sindaci risalente al 2017, in seguito al quale tutti i comuni sul cui territorio vi sono risorse idriche - molti di questi sono non consegnatari, ovvero hanno trattenuto per sè gli impianti di adduzione, ma non le sorgenti, che sono comunque regionali - hanno fornito spiegazioni (per alcuni non particolarmente chiare) dell'acqua prelevata giornalmente.

Dopo è stato però necessario un passaggio successivo, che affini quel lavoro e restituisca un quadro completo e operativo, per tentare di svincolare il territorio amministrato dall'ex Ambito dalla dipendenza dal sovrambito. Questo riuscendo, quindi, a ridurre l'impatto delle periodiche diminuzioni di fornitura, delle rotture e, soprattutto, spendendo meno rispetto al passato.

La domanda rimane però potenzialmente senza risposta: ma i comuni "ribelli" metteranno a disposizione di tutti gli altri le risorse idriche che gestiscono?

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