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Cronaca

Calcioscommesse, la Procura: «Astarita "fedele collaboratore" di Moxedano e Ciccarone»

L'ex Akragas è accusato di frode in competizioni sportive in concorso con il presidente e il direttore sportivo del Neapolis. Fece anche da intermediario per contattare giocatori di altre squadre. Le mani della 'ndrangheta nelle scommesse con la cosca Iannazzo

Per la Procura della Repubblica di Catanzaro, Salvatore "Sasà" Astarita avrebbe approfittato del suo ruolo di calciatore dell’Akragas per compiere "atti fraudolenti" con lo scopo di "raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione". Il fine sarebbe stato quello di influenzare concorsi, pronostici e scommesse regolarmente esercitate. Il 32enne di Napoli, fermato stanotte dalla Polizia di Stato insieme ad altre 49 persone nell’ambito dell’operazione “Dirty soccer”, è accusato di frode in competizioni sportive in concorso. 

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Ad incastrare Astarita sono stati i continui contatti con Antonio Ciccarone, definito "suo padre putativo", direttore sportivo del Neapolis (squadra che milita in Serie D, nello stesso campionato dell’Akragas). E sarebbe stata proprio la gara tra la compagine agrigentina e quella napoletana a far accendere il campanello d’allarme degli investigatori.

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La gara Neapolis-Akragas, giocata il 9 novembre del 2014, si è conclusa con il risultato di 2 a 2: in quella partita Salvatore Astarita è stato espulso al 31esimo minuto del primo tempo (guarda qui il video), lasciando la sua squadra in dieci, fuori casa, essendo già stato ammonito. L’arbitro in quella occasione tirò fuori il cartellino rosso dopo un "plateale fallo di mano volontario in area avversaria per ribadire in gol un cross del compagno di squadra" scrive la Procura, "realizzando un comportamento fraudolento".

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Ma il giocatore biancazzurro non avrebbe agito da solo: per gli inquirenti avrebbe, infatti, commesso il reato in concorso con Mario Moxedano e Antonio Ciccarone, rispettivamente presidente e direttore sportivo del Neapolis. 

ASTARITA, "FEDELE COLLABORATORE" DEI MOXEDANO. Secondo quanto emerso dalle indagini, Astarita sarebbe stato "un fedele collaboratore" di Moxedano e Ciccarone. Il giocatore napoletano avrebbe addirittura lavorato alle dirette dipendenze di Ciccarone, mettendolo in contatto con altri calciatori, assoldati per alterare il risultato degli incontri di calcio a favore del Neapolis. Tutte gare poste sotto la lente d’ingrandimento della Squadra Mobile di Catanzaro: Neapolis-Akragas, Neapolis-Sorrento, Andria-Puteolana e Brindisi-San Severo.  

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ASTARITA INTERMEDIARIO PER CONTATTARE I GIOCATORI. In uno degli episodi, venuti a galla grazie alle intercettazioni telefoniche dei cellulari degli indagati, Ciccarone e Moxedano avrebbero promesso denaro all’attaccante del Sorrento, Luciano Pignatta (contattato grazie all’azione agevolatrice di Salvatore Astarita) affinché la squadra del Sorrento uscisse sconfitta dall’incontro contro il Neapolis, disputato il 23 novembre del 2014, conclusosi poi effettivamente col risultato di 3 a 0 in favore dei campani.

LE MANI DELLA ‘NDRANGHETA NELLE SCOMMESSE. Ad avere un ruolo nel giro di scommesse e di partite truccate, insieme a Moxedano e Ciccarone, sarebbe stato anche Pietro Iannazzo, personaggio di primo piano della ‘ndrangheta calabrese ed esponente di spicco della cosca "Iannazzo" di Lamezia Terme con interessi nel settore del calcio. 

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