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Cronaca

Linosani "dimenticati" ad Agrigento protestano in Prefettura

Da undici giorni oltre trenta persone non riescono a tornare sull'isola a causa del maltempo. Costretti a pagare alberghi e ristoranti. Scontro tra Comune di Lampedusa e Provincia. D'Orsi: "Nicolini dichiari emergenza". Il sindaco replica: "Si informi su come si dichiarano le emergenze"

Gli abitanti dell'isola di Linosa non smettono mai di contare i giorni in cui rimangono bloccati ad Agrigento: almeno una volta all'anno per loro succede di non poter fare rientro sulla minore delle Pelagie per decine di giorni. Questa volta sono undici, per la precisione, i giorni trascorsi da quando la motonave "Palladio" ha avuto un incendio a bordo. Da quel momento, oltre trenta persone sono bloccate sulla terraferma. La motonave "Veronese", che nel frattempo è giunta in sostituzione della "Palladio", non è ancora riuscita a salpare dal porto di Porto Empedocle a causa del maltempo. E intanto i linosani, impossibilitati a tornare sull'isola, sono costretti a pagare alberghi e ristoranti ad Agrigento. 

"Dopo undici giorni – racconta il linosano Massimo Errera – iniziamo ad avere problemi anche di denaro. Siamo costretti a pagare gli alberghi, non abbiamo più biancheria pulita. Tra di noi c'è chi mangia una volta al giorno per fare economia. Sembriamo quasi dei mendicanti. E questo non ci sta bene. Siamo cittadini italiani come tutti gli altri; paghiamo le tasse come tutti gli altri". Gli fa eco Renato Errera, che sull'isolotto dell'arcipelago delle Pelagie ha un piccolo supermercato: "Le istituzioni non ci ricevono e non ci danno risposte. Siamo qui in attesa di non so cosa. Il sindaco, Giusy Nicolini, sta provvedendo a trovare delle soluzioni per il futuro. Ma intanto come facciamo? Sono undici giorni che siamo bloccati qui, senza poter tornare dalle nostre famiglie". 

Linosani bloccati ad Agrigento protestano in Prefettura

"Dobbiamo colorarci con il carbone per avere attenzione?" dice provocatoriamente un anziano di Linosa, che continua: "Quando ci sono sbarchi, i migranti vengono accompagnati anche con navi militari. Noi, invece, veniamo lasciati allo sbando. Qui c'è gente che è venuta soltanto per fare il vaccino. Non solo dobbiamo venire fino a qui per fare una cosa che ci spetta di diritto, ma dobbiamo anche sopportare queste situazioni".

E non tardano ad arrivare gli scontri istituzionali tra il Comune di Lampedusa e Linosa e la Provincia regionale di Agrigento. Il presidente della Provincia, Eugenio D'Orsi, dice invece di avere le mani legate "se prima il sindaco non dichiara lo stato di emergenza. Potrei anche intervenire Giusy Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosacon i fondi della Protezione civile per dare assistenza ai linosani bloccati ad Agrigento, ma prima serve una determina di Giunta dal Comune di Lampedusa e Linosa che dichiari lo stato di emergenza". Infastidita dalle parole di D'Orsi, il sindaco dell'arcipelago delle Pelagie, Giusy Nicolini (nella foto a destra), dice di non voler entrare in polemica, ma di "non essere altresì disposta a fare la campagna elettorale al presidente D'Orsi. Si informi su come si dichiarano le emergenze".

Intanto gli oltre trenta linosani bloccati sulla terraferma hanno deciso di stazionare dinnanzi l'ingresso della Prefettura, ad Agrigento. "Vogliamo avere maggiori attenzioni e siamo qui per non far abbassare l'attenzione su questo grave problema" hanno detto. 

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