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Giovedì, 18 Aprile 2024
Trinacria selvaggia

Trinacria selvaggia

A cura di Antonio Vanadia

Politica e Stato nemici della natura e della storia

I danni che sono stati fatti all'ambiente, al territorio e al patrimonio storico superano di gran lunga i danni provocati da una lunga guerra

Sessanta anni di abusivismo privato e di "stato" hanno stuprato e scempiato la Sicilia: centri storici, zone archeologiche, coste, colline, montagne, aree rurali, isole; niente è stato risparmiato. I danni che sono stati fatti all’ambiente, al territorio e al patrimonio storico superano di gran lunga i danni provocati da una lunga guerra.

Le ville di Bagheria soffocate dal cemento, il centro storico di Agrigento sfondato da palazzi di 15 piani, viadotti su necropoli greche, impianti eolici che oltraggiano per decine di chilometri panorami montani e collinari.
Acitrezza, povero Giovanni Verga, che sprofonda annichilita in una lunga e triste teoria di gelaterie, alberghi, ristoranti, bar, seconde e terze case. Ognina avvilita dal traffico e da una selva di asfalto e condomini. Taormina una suburra di alberghi. 

Lampedusa, Vulcano, Lipari e Favignana con il 70% della costa urbanizzata, Palermo e Catania trasformate in gigantesche kasbe che agonizzano nel traffico. La costa di Augusta diventata  un infernale e mortale calderone di veleni, stesso destino per Milazzo e Gela. La costa del ragusano oltraggiata sino al bagnasciuga con le abitazioni a 15-20 metri dal mare e poi le dune di Gela spianate e avvelenate dalle serre.

Il "mare africano" e il "poggio solitario" di Pirandello, adesso un mare inquinato e sterile che bagna una zona industriale abbandonata. Borghi di pescatori come San Leone e Siculiana Marina devastati dall’edilizia. Promontori come "Le Pergole" privatizzati e scempiati da speculazioni. La baia di Capo Rossello trasformata in una selva di cemento che si protende sulla riva del mare. E non finirei mai di elencare...

Le responsabilità di questa triste, lunga e interminabile teoria di orrori ed errori? Una politica che non ha assolto al compito di acculturare la popolazione, il popolo va educato e sensibilizzato a percepire e ad apprezzare le armonie naturali e l’eredità culturale della Tradizione. Tale nobile mandato poteva essere assolto esclusivamente da uomini probi e colti non certo dalle bestie da gregge che da decenni occupano i palazzi del potere.

Altra responsabilità è quella dello stato, di uno stato che ha seminato condoni edilizi come coriandoli, autorizzato porcate inenarrabili come i petrolchimici di Gela, Melilli, Augusta e Milazzo, consentito lottizzazioni in aree pregevoli dal punto di vista ambientale; uno stato che ha permesso l’edificazione del MUOS in un’area protetta e che per decenni ha voltato la testa dall’altra parte quando abusivamente si stupravano spiagge e coste edificando seconde e terze case. Uno stato che ha chinato la testa ai seminatori di veleni della serricoltura che ha distrutto i cordoni dunali più belli del mediterraneo.

E adesso? Adesso su quel poco che resta di integro c’è ancora qualche "Solone de noantri" che pontifica sulla necessità di coniugare "sviluppo e natura".

Politica e Stato nemici della natura e della storia

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