rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024

Il ciancianese che volò a Madrid: "Qui diversità è sinonimo libertà"

Già in passato abbiamo parlato di casi di emigrati alla ricerca di nuove esperienze. Oggi parliamo di un ragazzo di Cianciana, Vito Candiloro. Con Vito parleremo della sua esperienza in Spagna, della vita a Madrid e delle sue attività sempre fatte con il cuore in Sicilia

Non sempre noi siciliani andiamo via alla ricerca di lavoro, già in passato abbiamo parlato di casi di emigrati alla ricerca di nuove esperienze. Oggi parliamo di un ragazzo di Cianciana, Vito Candiloro. Con Vito parleremo della sua esperienza in Spagna, della vita a Madrid e delle sue attività sempre fatte con il cuore in Sicilia.

Ciao Vito, raccontaci un po' di te... di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?

Nato 32 anni fa da mamma ciancianese e papà calamonacese, sono cresciuto a Cianciana. Ho trascorso la mia infanzia e prima adolescenza in paese, immerso nei costumi e tradizioni del luogo. A 14 anni, ho cominciato a frequentare il Liceo Classico di Bivona e a 18 mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, tornando in paese nei fine settimana. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ho completato il mio curriculum accademico con la laurea in Scienze Politiche ottenuta a Siena.  Finiti gli studi, nel 2008 mi sono trasferito a Sciacca, città nella quale ho vissuto e lavorato per tre anni, prima come praticante e poi come avvocato abilitato, collaborando pure con uno studio notarile. Nel mezzo di questo percorso di vita, una serie di viaggi di durata più o meno lunga in giro per l’Europa: Spagna, Germania e Malta sono stati i luoghi dove ho vissuto per qualche settimana o mese. Tra tutte, l’esperienza più intensa, formativamente parlando, è stato il semestre trascorso ad Alicante, in Spagna, durante il quale grazie al Progetto Erasmus ho avuto modo di frequentare la facoltà di Giurisprudenza del posto e imparare lo spagnolo.

Quando e perché hai deciso di lasciare l'Italia?

Il mio trasferimento all’estero è stato volontario e determinato dalla volontà di sperimentare, di superare i miei limiti personali ed estendere la superficie della mia comfort zone. Pur potendo vivere in relativa comodità e avendo già iniziato il mio inserimento nel settore dell’assistenza legale, sentivo che mi mancava il contatto con il mondo esterno e avevo troppa voglia di mettermi in gioco, oltre lo spazio fisico dell’isola in cui ero nato.  Il cambio venne favorito sicuramente dalla relazione che avevo iniziato ad Alicante con una ragazza greca, che si era sì trasferita in Sicilia, ma che era anch’essa desiderosa di provare come me un’esperienza di vita diversa, al di fuori dei confini siciliani. Sicuramente, al momento del cambio siamo stati “favoriti” pure dalla poca disponibilità di lavoro che sperimentavamo in quegli anni in provincia di Agrigento, cosa che consentiva ad entrambi di cambiar vita senza grosse perdite a livello lavorativo. In sostanza, siamo partiti spinti dalla curiosità che faceva nascere in noi le seguenti domande: “Fino a dove possiamo arrivare? Cosa c’è là fuori? Saremo in grado di camminare con le nostre proprie gambe, senza il conforto della prossimità fisica dell’una o dell’altra famiglia di appartenenza?

Perchè proprio Madrid?

La nostra destinazione preferita era l’Olanda, luogo che continua a piacermi per il dinamismo e le peculiarità del suo popolo. Arriviamo a Madrid per caso: all’inizio del 2011 venimmo in vacanza e dall’incontro con un amico del posto emerse un’interessante offerta di lavoro per la mia compagna, che la condusse al suo immediato trasferimento. Dopo pochi mesi, la raggiunsi e già dopo una  settimana dal trasferimento stavo già lavorando per un’azienda in città.

In che cosa consiste la tua attività a Madrid?

Dal mio arrivo, mi sono mosso sempre nel settore marketing & vendite. Attualmente sono un Marketing Advisor che opera per conto di un’agenzia pubblicitaria internazionale. La nostra agenzia è riconosciuta per l’ottimo lavoro che svolge per conto di grandi gruppi industriali, meritandosi senza dubbio la sua presenza nella “Top Five” delle agenzie pubblicitarie più creative di Spagna. Al suo interno, mi occupo del mantenimento e dello sviluppo di un complesso programma di fidelizzazione, realizzato per conto di una grande azienda del settore automobilistico.  In sostanza, rappresento il trait d’union tra il team di creativi, che nel mio caso ha sede in Olanda, e la rete di concessionari e officine italiane che utilizzano la marca in questione. Nell’esecuzione della mia funzione, mi incarico di eseguire una costante attività di counselling verso i concessionari per il miglior uso del programma di marketing e più in generale faccio in modo che tutto si svolga nel miglior modo possibile e con la maggiore efficacia in termini di vendita.  Lavoro in team con il Marketing Advisor che si occupa del mercato spagnolo e la presenza congiunta in un unico luogo ci consente di essere, tra le altre cose, l’uno il backup dell’altro.

Quale il ruolo giocato dal fatto che parli diverse lingue nella ricerca di lavoro in Spagna?

La conoscenza delle lingue è stata per me sempre determinante nella ricerca di un’occupazione qui a Madrid. Oltre ad essere madrelingua italiano, parlo a livello avanzato spagnolo e inglese, oltre ad un po’ di tedesco. L’italiano madrelingua rappresenta una risorsa di grande pregio, per via del fatto che varie multinazionali si occupano del mercato italiano proprio dalla Spagna (per via del costo del lavoro più basso che caratterizza quest’ultima rispetto al nostro Paese). Ho trovato lavoro facilmente proprio perché parlavo queste lingue, altrimenti sarebbe stato più complicato.

Ma si dice che la Spagna adesso non se la passi meglio dell'Italia in termini di crisi, è vero?

Italia e Spagna si differenziano per l’evoluzione delle loro rispettive economie. L’Italia è un Paese che ha una storia di sviluppo industriale e manifatturiero che l’ha portata ad essere uno dei Paesi più avanzati al mondo. Gli ultimi decenni l’hanno vista rallentare e il forte peso fiscale, unito alla mancanza di investimenti in infrastrutture, hanno fatto sì che quel tessuto industriale meraviglioso si sia via via indebolito. La Spagna è un’economia più giovane, che ha cominciato il suo processo d’industrializzazione alla fine degli anni settanta. Dopo il boom, la crisi internazionale e il normale  ciclo economico del Paese hanno prodotto una forte disoccupazione e un indebitamento pubblico elevato. In realtà, però, la Spagna ha investito tanto in infrastrutture. Penso, per fare un esempio, ai treni ad alta velocità che corrono in lungo e in largo per tutta la geografia della penisola iberica, al porto di Algeciras, al forte sviluppo della digitalizzazione delle aziende pubbliche e alla straordinaria crescita delle facilities turistiche. Questi strumenti favoriscono la manifattura, i commerci, i flussi turistici e generano nuova ricchezza.  Ecco, dovessi fare un confronto metaforico tra la Spagna e l’Italia dopo questi anni di crisi, direi che mentre la Spagna ha ripreso a camminare e sembra che le cose stiano migliorando, pur continuando a zoppicare, nel caso dell’Italia siamo ancora impantanati e facciamo grossa fatica a rialzarci, passando molto tempo a lamentarci della nostra situazione ma senza fare veramente uno sforzo per rimetterci in piedi.

Quali differenze sostanziali hai avuto modo di riscontrare a livello lavorativo e nella società rispetto all'Italia? (Economia, crisi, sicurezza, immigrazione, famiglia, politica, cultura, etc)

Le differenze sono tante. Ho già detto delle differenze a livello economico, ma italiani e spagnoli sono diversi sotto tanti punti di vista. Quello che più mi sorprende è il miglioramento straordinario che il Paese ha avuto in termini di libertà civili e politiche dopo gli anni della dittatura, che se ci pensi è finita solo quarant’anni fa. Collego questo cambiamento così radicale all’età media della  popolazione e soprattutto dei governanti, che mediamente sono più giovani che in Italia. La dialettica tra le varie posizioni è presente, è viva, ma di fondo c’è un riconoscimento della diversità che ti porta a sentirti più libero. L’aria che si respira è quella del dialogo, delle prese di posizione anche forti e del confronto tra le stesse. Ovviamente, condividiamo con il resto d’Europa il clima di soggezione che circonda il nostro mondo, ma qui sembra che le minacce interne ed internazionali si prendano come più alla leggera, forse perché ad esempio in ambito terroristico la Spagna è stata segnata da anni ed anni di attentati che hanno reso più resistente la popolazione rispetto alla strategia del terrore. A livello di sicurezza urbana è un luogo fantastico: è bellissimo, ad esempio, vedere due amiche sulla settantina che si incontrano la sera, vanno a prendere magari una birretta assieme su una terrazza della capitale e tornano a casa con l’ultimo treno della metropolitana, all’una e mezza di notte. Ovviamente, c’è un po’ di insicurezza in alcune zone periferiche, ma nulla a che vedere con altri posti del mondo.  L’immigrazione c’è, si vede ma c’è da dire che gli immigrati sono necessari: la loro presenza consente al sistema economico di proseguire. È forte la presenza dei rumeni, dei cinesi e dei latino-americani, i quali ultimi godono di particolari vantaggi a livello immigratorio grazie a trattati internazionali firmati tra la Spagna ed alcuni Paesi delle ex colonie americane.

Vivere a Madrid, sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?

Madrid è una città molto accogliente. Siamo in tanti, ma non ti senti un punto insignificante dell’universo. È una città ben fornita di mezzi pubblici integrati in rete tra loro (12 linee di metropolitana, bici pubbliche, autobus e treni locali che interagiscono tra loro). È curioso vedere la gente correre per prendere un treno della metropolitana, quando il seguente passerà tra tre minuti. I servizi pubblici funzionano, anche se come sempre ci sarebbero spazio e modo per migliorare. A Madrid, essendo una grande città, a volte manca l’aria pulita dei campi. Così, a volte andiamo a fare una passeggiata tra i boschi delle montagne madrilene, che sono poco distanti dalla città. Quello che manca, essenzialmente, oltre alla famiglia, è il buon cibo nei ristoranti. Il mio caso è un po’ a parte, perché sia io che mia moglie cuciniamo bene, ma a volte avresti proprio voglia di “abbuffarti” di pasta e pizza, alla siciliana per intenderci.

Cosa consiglieresti alle persone che vorrebbero trasferirsi a Madrid?

In primo luogo, a livello mentale, consiglierei di spogliarsi dei pregiudizi su Madrid e sulla Spagna. Qui vivi bene se rimani aperto, se giudichi ciò che accade intorno a te come se fossi un bambino di cinque anni. In questi tre anni e mezzo di permanenza a Madrid, ho capito che la città nasconde un codice suo, che capisci solo con il tempo. Riguardo agli italiani che vivono qui, posso dire che si distinguono in due categorie: quelli che sono capaci di aprirsi e di integrarsi e quelli, d’altro canto, che cercano di leggere tutto ciò che accade attorno a loro riportandolo alle loro precedenti esperienze italiane. Questi ultimi stanno un po’ peggio perché vivono nell’eterna insoddisfazione di qualcosa che non è come loro erano abituati che fosse. A livello pratico, direi di imparare un po’ di spagnolo prima di venire e di confrontarsi con le decine di pagine internet che danno consigli utili sul trasferimento. Spostarsi a Madrid è semplice, una volta abituati la cosa difficile è andar via.

Cosa ti manca quando sei via?

Manca la famiglia e mancano gli amici. La Sicilia è un posto speciale per me perché i miei cari sono lì. Sinceramente, non sono nostalgico del mare (a Cianciana non lo vedevo se non ad agosto) e la terra di Castiglia è bella tanto quanto quella di Sicilia. Ma i propri cari sì, quelli sono insostituibili. Mi faccio passare la nostalgia con periodici viaggi in Sicilia e con le nuove tecnologie: da poco i miei hanno imparato ad usare whatsapp e da allora siamo molto più collegati durante il giorno.

Tu sei di Cianciana, un paese molto aperto all'estero... ci racconti cosa sta succedendo li e quale è il tuo ruolo?

Cianciana ha avuto uno sviluppo turistico recente molto particolare, che mi ricorda la teoria del piano inclinato, quando si dice che un movimento (seppur impercettibile all’inizio) di una sfera su un piano inclinato porta ad un movimento progressivamente più veloce della sfera sul piano stesso. A Cianciana vengono turisti e investitori perché Cianciana si trova in Sicilia ed è uno dei pochi posti in cui la gente è cosciente di questo fatto. Operatori pubblici e privati altro non fanno che far capire agli stranieri che sono arrivati nel posto che stavano cercando. E a Cianciana hanno pure capito che se vuoi farti conoscere devi andare online, altrimenti non esisti. Ultimamente mi sono reso conto di un fatto curioso: Cianciana si è convertita in un prodotto, al di là del suo essere località fisica. Questa mia osservazione è corroborata dal fatto che alcuni operatori economici, di altre località vicine, anzichè investire nei rispettivi comuni di appartenenza, abbiano deciso di venire a Cianciana ad investire, consapevoli dell’importanza del marketing nel facilitare la vendita degli immobili da loro ristrutturati. All’interno di questo contesto, il mio ruolo è molto limitato, almeno al momento. Mi occupo, se così si può dire, della diffusione del “verbo ciancianese” in giro per il mondo (dopo la milionesima volta che mi sentono pronunciare il nome del paese, i miei amici madrileni lo ricordano tutti a memoria). Per il prossimo futuro, stiamo mettendo in piedi un nuovo progetto, che essendo in fase preliminare non posso descrivere con esattezza ma che comunque avrà come punto di riferimento il mio paese.

Ti occupi anche dell'azienda familiare, cosa fate?

I miei genitori hanno una piccola azienda agricola, nella quale da sempre si è prodotto un eccellente olio extra vergine d’oliva. È un’azienda microscopica sita a Calamonaci e gestita in tutto e per tutto da Vincenzo, mio padre. Dal 2009, quasi per gioco abbiamo deciso di puntare a vendere quest’olio nei mercati internazionali, direttamente ai consumatori finali o al massimo a piccole botteghe di prodotti tipici. In particolare, io mi occupo della parte commerciale e della promozione. Per noi, ad esempio, è stata una gioia aver ricevuto, nel 2014, una stella ai “Great Taste Awards” di Londra, una competizione internazionale di altissimo livello condotta da una rivista specializzata (una sorta di “guida Michelin” delle specialità regionali). Nel tempo, abbiamo venduto in vari Paesi europei e i nostri clienti fedelmente ricomprano ogni anno.

Secondo te quali sono i punti di forza e i punti di debolezza della Sicilia oggi? Perchè pensi sia giusto puntare sulla Sicilia?

La Sicilia è un tesoro di ricchezze, che a volte noi siciliani facciamo fatica a vedere. Percepisco il valore della mia terra nella luce degli occhi di tutti quei turisti, spagnoli e non solo, che hanno visitato l’isola, quando dico loro che io sono siciliano. Cominciano a parlarmi entusiasti della bellezza dell’isola, del suo patrimonio culturale e della gastronomia senza rivali in tutto il Mediterraneo. Poi, ovviamente, cominciano pure a dirmi che volevano visitare la Valle dei Templi ed era chiusa, che volevano andare a mare ma la strada era interrotta, etc, e questo mi causa dispiacere.  Sono convinto che il turismo possa portare ricchezza e stabilità economica al nostro territorio, ma occorre lavorare per poter ottenere risultati. Attenzione alle esigenze del viaggiatore, possibilità di essere raggiunti online e via aria/acqua, sono i pilastri su cui si può fondare il cambiamento.  Da nessuna parte è facile vivere e noi non siamo un’eccezione. Occorre industriarsi e solo quando lo si comincerà a fare, la sera si arriverà con un euro in più in tasca di quando la giornata era iniziata. Tutto il resto sono solo parole.

Hai altri progetti a cui stai lavorando?

Come dicevo prima, stiamo lavorando preliminarmente ad un progetto in materia di accoglienza, che lanceremo tra qualche tempo. Mi piace raccogliere esperienze di diverse località del mondo, rivederle, riadattarle all’idea imprenditoriale personale e al nostro contesto, per renderle operative e sostenibili.

C'e' qualcosa che vorresti fare per la Sicilia?

Sinceramente, continuare ad amarla al di là dei suoi difetti. Con il tempo, ho imparato che non occorre lamentarsi, vanno trovate soluzioni ai problemi. È questo forse quello che cerco di trasmettere a chi in Sicilia è rimasto, a chi fa fatica a trovare una propria collocazione lavorativa e a progredire. Ti alzi, cominci ad analizzare, trovi un ventaglio di soluzioni, scegli la più plausibile e fai di tutto per applicarla alla tua situazione. Può darsi pure che ti stia sbagliando, ma da quell’errore potenziale dipende il tuo destino.

Quale il tuo più grande sogno nel cassetto?

Il punto è che non ho sogni nel cassetto, tutti quelli che ho li messi sul tavolo della mia vita e ci lavoro su, giorno dopo giorno, a volte con buoni risultati, altre volte meno. Vado avanti, consapevole che non è facile e che ci vuole pazienza (ho imparato ad avere pure quella). Mi piace sempre ripetere che, in tutte le cose che faccio, “io speriamo che me la cavo”. Intendo dire che voglio provarci e ci provo, con forza e con allegria. Finora, grazie al cielo e alle mie energie, non mi è andata poi così male, confidiamo nel domani.

La chiacchierata con Vito e’ stata molto piacevole e profonda, spaziando su tantissimi temi, ma in particolare c’e’ una cosa che anche in questo caso mi ha particolarmente colpito perche’ e’ una sacrosanta verità. Quando decidi di trasferirti devi sapere che, come ha detto Vito, ogni citta’ ha un suo codice e le sue regole, non avverra’ mai che la citta’ si adattera’ a te, ma devi essere tu ad entrare in sintonía con la citta’ e a prendere le cose positive. La predisposizione delle persone a vivere e scoprire una citta’ puo’ avere un grandissimo impatto sulla qualita’ della sua permanenza, personalmente ho fatto l’errore di non capire la citta’ al mio primo trasferimento, a Milano, vivevo come il classico siciliano che si lamenta di tutto e non fa nulla per scoprire quanto di diverso e magico una citta’, anche Milano, puo’ offrirti. Da quel momento in poi ho capito che ogni trasferimento doveva essere vissuto come un cambiamento, e ogni cambiamento inizia con una fase di adattamento che mai deve iniziare con una comparazione con il passato, ma piuttosto con un'apertura mentale che ti porta a godere pienamente della nuova citta’.

Altra cosa molto interesante e’ il discorso relativo al comune di Cianciana, Cianciana e’ diventata un prodotto, Cianciana parla le lingue, a Cianciana le persone parlano non solo italiano e siciliano, si a Cianciana! E proprio a Cianciana persone straniere stanno comprando case, investendo, migliorando il comune, perche’ vivere in Sicilia miei cari, e’ un sogno per tutti, basta solo rendere la Sicilia piu’ aperta al mondo per attrarre investimenti.

Il ciancianese che volò a Madrid: "Qui diversità è sinonimo libertà"

AgrigentoNotizie è in caricamento