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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Il brand fashion "made in Ravanusa" che fa gola in tutto il mondo

In questo caso non parleremo di persone emigrate, ma di prodotti e di brand esportati. Parliamo di Ezio Lauricella, un brillante ragazzo di Ravanusa di 28 anni che di professione fa l'imprenditore e che ha fondato il marchio "Cum Laude"

Oggi affronteremo un tema diverso, sempre più o meno legato all'estero. In questo caso non parleremo di persone emigrate, ma di prodotti e di brand esportati. Oggi parliamo di Ezio Lauricella, un brillante ragazzo di Ravanusa di 28 anni che di professione fa l'imprenditore. Parliamo di Ezio perché lui, insieme ad altri due ragazzi, ha fondato il marchio "Cum Laude" (https://www.facebook.com/CumLaudeFashion?fref=ts https://cumlaudefashion.com/) e adesso produce borse artigianali che hanno sfilato in tutte la grandi piazze del fashion, tra cui Melbourne, Tokyo, Hong Kong e New York, e continuano ad essere contese in tutti gli angoli del mondo. 

Proprio alcuni giorni fa "Cum laude" ha ricevuto un'offerta milionaria da parte di uno sceicco arabo per l'acquisizione dell'azienda. A questa offerta, però, la società di Ezio ha risposto: "Non vogliamo snaturare l’asset legato alla Sicilia. Non venderemo la maggioranza delle quote a chi non ha intenzione di investire nella nostra terra, a cui ci sentiamo legati a doppio filo con la sua voglia di riscatto. Non possiamo barattare i nostri principi etici con le logiche del business, i nostri prodotti hanno un prezzo ma le nostre idee no".

Qual è la tua esperienza lavorativa? Come è stato l’impatto con il lavoro?
"Ho sempre lavorato seppur saltuariamente nello studio commercialista di mio padre. Già a 14 anni ho cominciato a prendere familiarità con quell’ambiente, e ancora oggi sto proseguendo questa mia formazione sul campo. La mia presenza è stata graduale, quindi dal punto di vista dell’impatto, ho avuto la fortuna di non essere catapultato in una realtà a me nuova. Nei ritagli di tempo mi occupo anche di progettazione europea e marketing, perchè credo che anche la piccola medio azienda nel medio lungo se vuole essere competitiva, ha bisogno di figure professionali che la seguano a 360 gradi in un percorso di crescita virtuoso".

Poi il grande salto, il tuo marchio e la tua produzione.  Raccontaci dove hai preso il coraggio e l’energia di iniziare.
"Da un po’ di tempo a questa parte mi interrogavo sull’involuzione del sistema Italia, un patrimonio immenso di cultura e tradizioni che stiamo distruggendo in nome del danaro alla voce “globalizzazione intensiva”. I Paesi in via di sviluppo ci hanno sfidato a duello sul campo del prezzo e noi siamo caduti nel loro tranello spogliandoci delle nostre eccellenze in nome del “tutto a un euro”. Un giorno passeggiando per le vie di Palermo vidi un artigiano sull’uscio della porta alle prese con la realizzazione di una borsa, mi fermai ad osservarlo e sguardo dopo sguardo cominciammo a parlare. Mi disse di guardare bene quella borsa, che apparentemente nuova, aveva più di 10 anni: era di una turista francese che a distanza di tempo nuovamente in visita a Palermo tornò nella sua bottega per far cambiare soltanto le fibbie usurate dal tempo, poi mi fissò negli occhi ed esclamò: fattilla fari d’un cinisi ‘a stissa! (traduzione: Prova a farti fare da un cinese una borsa simile!). Oggi quell’artigiano si occupa di una parte della lavorazione delle borse CVM LAVDE". 

Dove sei arrivato adesso e cosa ti spinge ad andare sempre avanti?
"Non so dove sono arrivato, ma sto respirando a pieni polmoni il percorso. Il nostro è un team splendido di giovani e non, che coniuga tradizione e innovazione. Inoltre ho al mio fianco due persone preparate che hanno creduto fortemente in questo progetto: Alessia Vella, 26 anni, di Campobello di Licata, che si occupa dell’internazionalizzazione del prodotto; e Guido Ventriglia, 26 anni di Napoli, specializzato nella ricerca di nuovi trend e in tecniche innovative di produzione. Insieme stiamo portando avanti un progetto improntato sulla qualità dei processi in controtendenza rispetto alle note multinazionali che hanno fatto la scelta di delocalizzare le produzioni e attività aziendali in Paesi in via di sviluppo  perdendo quella capacità di trasmettere agli occhi del consumatore la visibilità del tracciato di un prodotto, quindi, la certificazione di alcuni standard qualitativi.  il nostro è più di un fashion brand, è un'idea sostenibile, è il sogno di una terra che non si lasci inaridire dalle logiche della globalizzazione, ma che punti sulla qualità e che proietti nel futuro le nostre tradizioni dando un appeal internazionale".

Quale il ricordo piu’ bello finora e quello piu’ brutto legato a questo nuovo grande progetto?
"Credo che questo percorso ci abbia dato soltanto soddisfazioni. Le difficoltà ci sono state e ci sono, ma fanno parte del gioco e sono state messe in preventivo. Quando ha parlato di noi ad un’importante rivista giapponese, al Corriere o a Millionaire non ti nascondo che mi ha inorgoglito molto ricevere attestati di stima su  facebook da gente lontanissima da noi. Per il resto più che bei ricordi direi begli insegnamenti, come imparare che nella vita volere è potere. Imparare che nella vità tutto è relativo, anche i soldi. imparare che se vivi in una terra piena di luce, puoi nel tuo piccolo provare a riaccenderla, nonostante a qualcuno la luce dia fastidio".

Adesso dove vivi, come ti trovi?
"La mia base è Ravanusa. Vivo qui, lavoro qui. Spesso spezzo le mie settimane andando a Palermo, in memoria degli anni universitari che furono. Adoro le sue contraddizioni, i suoi sapori, i suoi suoni, le balate della Vucciria. Quando posso mi concedo qualche settimana fuori dalla Sicilia. Gli altri due ragazzi che hanno sposato il progetto CVM LAVDE vivono a Roma, quindi seguendo da vicino il processo di ideazione, mi permettono di vivere la mia “marginalità geografica”.

Cosa consigli ai giovani siciliani?
"Quei pochi consigli che riesco a partorire sono gli stessi a cui cerco di uniformarmi anch’io: cercare nuovi stimoli senza mai lasciarsi appiattire dal benessere o dal contesto in cui si vive. Avere un obiettivo, qualunque esso sia, e zappare duro per raggiungerlo evitando le scorciatoie".

Quale pensi sia un grande problema della Sicilia?
"Parlando di problemi della Sicilia mi viene in mente una frase di Adolfo Parmaliana, uno dei massimi esperti internazionali nella ricerca delle nuove fonti di energie rinnovabili, che insegnava nell’Università di Messina, che spesso tentò di denunciare anomalie del “sistema”: La Sicilia è l'isola vinta da tutti e conquistata da nessuno: non tanto per orgoglio, bensì per la capacità di sentirsi parte di un insieme. I siciliani si considerano i campioni dell'individualismo più sfrenato, nella realtà sono il popolo più in ginocchioni della terra. In tremila anni nemmeno per un'ora la Sicilia si è sollevata nel nome di un bene comune, di un obiettivo condiviso. E' l'unico posto al mondo dove mai il popolo ha perso la pazienza, mai ha fatto rotolare le teste inseguendo il miraggio dell'eguaglianza. In Sicilia le teste sono rotolate per consentire ai braccianti di trasformarsi in massari, ai massari in gabellieri, ai gabellieri in proprietari terrieri, penso che cambiando questa logica potrebbero cambiare tante cose ma il processo per un cambiamento culturale è molto lungo".

Qual è il tuo sogno più grande?
"Quattro figli e un cane. Ovviamente a tempo debito
*dimenticavo la moglie".

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Parlare con Ezio è stata una bellissima esperienza per diversi motivi, sicuramente in primis la sua disponibilità nel raccontare le cose e i suoi modi di fare gentili e umili secondariamente per i messaggi che Ezio ci ha lanciato che reputo essere molto importanti per le future generazioni. Iniziare a lavorare da piccoli - Ezio ha iniziato a 14 anni, questo gli ha dato l'opportunità di capire le dinamiche di business e le ragioni economiche con la quale avviare una sua impresa, imprenditori non si nasce ma si diventa e se inizi ad imparare da piccolo hai un notevole margine di vantaggio sugli altri, Ezio ne è la prova

Mantenere il legame con la Sicilia pensando al Mondo - Dalla Sicilia possono uscire una miriade di prodotti fenomenali e qualitativamente superiori a molti altri ma se questi prodotti rimangono in Sicilia non abbiamo fatto nulla, per questo motivo in un mondo che tende sempre di più alla Globalizzazione è fondamentale vedere al mercato globale come potenziale mercato di riferimento attrezzandosi per tempo con le risorse e il team adeguato.

Attenzione alla filiera produttiva e alla sostenibilità - La focalizzazione su prodotti di qualità, fatti artigianalmente e di cui è possibile tracciare la provenienza delle componenti assume un ruolo cruciale in questo periodo. Ezio lo ha capito e ha messo in pratica questo concetto creando un marchio che racchiude prodotti ad alto valore per i suoi clienti.
Volere e potere basta lavorare duro e credere nella luce - I sogni se trasformati in obiettivi sono realizzabili anche se per realizzarli si deve lavorare tanto e duro e ci si deve isolare da tutte quelle persone pronte a dirti "ma cu tu fa fari?"

L'esempio di Ezio è motivo di orgoglio per tutti i siciliani. E per quanto sta facendo lo ringrazio personalmente, perché abbiamo bisogno di persone come lui, che ci dimostrano che anche fare impresa in Sicilia è possibile. Ragionando in modo aperto, visionario, per qualcuno folle e lavorando duro, i risultati sperati sono raggiungibili. 

"I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione". (cit. Muhammad Ali)

Gianlunca Randisi

Il brand fashion "made in Ravanusa" che fa gola in tutto il mondo

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