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In fuga da se stessi: la sindrome di Peter Pan

Da un lato ci sono quegli uomini che hanno trovato il coraggio e la possibilità di mettersi in discussione, di crescere insomma, dall’altro lato ci sono quelli che sono in costante fuga dalle responsabilità

Quasi tutti, anche se spesso non ne siamo consapevoli, abbiamo dei complessi. Più o meno invalidanti, più o meno percepibili agli altri e che, comunque, ci condizionano in diversi momenti della vita e della giornata.

Così facciamo del nostro peso un complesso (per esempio), insieme a tante altre cose che non ci piacciono come un naso storto, una ruga da poco comparsa, un vestito sgualcito o un capello fuori posto. La lista potrebbe essere infinita e accanto a questa si possono aggiungere complessi ben più radicati e strutturati che spesso prendono il nome da figure mitologiche o da personaggi delle favole. Chi di voi non ha mai sentito parlare del complesso di Edipo o di quello di Elettra? O di quello di Cenerentola e di Biancaneve? Per arrivare anche alla sindrome (o complesso) di Peter Pan.

Credo che ciascuno di voi conosca la storia di Peter Pan, di quel ragazzo invincibile e magico che conduce tre bambini sull’Isola che non c’è, inaccessibile agli adulti, dove tutto è concesso perchè lontano dalla realtà e che per lui rappresenta il suo regno dal quale non si staccherà neppure quando la madre di Wendy gli proporrà di rimanere con la sua famiglia. Perchè è difficile farsi carico delle responsabilità della vita, abbandonare quel mondo fatto di spensieratezza e divertimenti. È più facile sognare un futuro di libertà.

Quanti uomini oggi sembrano aver scelto di seguire il “modello” di vita di Peter Pan? Un buon numero, pare! L’uomo "Peter Pan" ha un aspetto socievole e simpatico, sempre sorridente, allegro, ama circondarsi di amici e organizzare serate di lunghe bevute e di tardi rientri. Solitamente spende parecchi soldi per se stesso perchè ama vestire bene e adora i ristoranti alla moda, ma spende anche per gli altri perchè ossessionato dall’idea di dover fare sempre “bella figura”. A questa eccessività si associa anche quella tendenza grandiosa a raccontare avventurosi episodi della sua vita e della sua esistenza sopra le righe.

Di fronte ad una donna sfodera le sue abilità di corteggiatore instancabile mentre con gli amici spesso parla male del mondo femminile, denigrandolo. Le sue fidanzate devono spesso fare i conti con le sue promesse da marinaio: egli è un uomo che non fa mai progetti o se li fa ha poi la tendenza a rimandare sempre.

Sono due, fondamentalmente, i tipi di donna attratte da questo eterno ragazzino: quella che cerca di frenare i suoi continui “voli” cercando di mettere un po' di ordine nella sua vita e di infondergli un po' di buonsenso e di responsabilità (anche se ad attrarla è stato proprio quel suo gusto per la libertà); e quella libera, eccentrica, pronta ad accettarlo per quello che è, inventandosi a volte una vita ancora più imprevedibile della sua.

Ma perchè gli uomini hanno paura di crescere? A dire la verità non sono solo gli uomini ad avere paura di crescere, anche Campanellino, la figura al femminile di Peter Pan vuole vivere da eterna ragazzina. Ciò che li differenzia è che mentre lei è stata sempre uguale e felice di essere così com’è, lui è in fuga dal mondo che l’ha cresciuto, dalla sua realtà. In altre parole è in fuga da se stesso.

Non è difficile comprendere come negli ultimi anni il numero di Peter Pan sia aumentato notevolmente. L’uomo di oggi si ritrova a dover fare i conti con un mondo che cambia, con una società che è diversa da quella passata in cui l’uomo dominava e la donna svolgeva compiti secondari.

Oggi tutto appare “paritario”, e se da un lato ci sono quegli uomini che hanno trovato il coraggio e la possibilità di mettersi in discussione, di crescere insomma, dall’altro lato ci sono quelli che sono in costante fuga dalle responsabilità, che preferiscono “svolazzare” di qua e di là piuttosto che assumere quella identità che la società di oggi richiede loro. E queste continue fughe non sono altro che una difesa contro la paura del cambiamento che può costringerli allo sforzo di crearsi un ruolo maschile adatto alla società di oggi, maturo e responsabile.

Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psiconcologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

In fuga da se stessi: la sindrome di Peter Pan

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