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Venerdì, 19 Aprile 2024
Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Tasse, fumo, gettoni e indennità

Questa è Agrigento, dove spesso l'ago delle bussola è impazzito e dove il Nord diventa Sud, il giusto diventa sbagliato, il voto continua a non insegnare nulla

In questi giorni è tornata a prendere quota – oddio quota, diciamo che se ne è discusso un po’ - la questione delle indennità “incassate” dal sindaco e dagli assessori del Comune di Agrigento.

Ma come sempre accade all’ombra dei templi le questioni – anche quelle serie e su cui andrebbe aperto un dibattito serrato – sono guidate più da ragioni e da rivalse personali che non da un reale interesse pubblico. Spesso ad accendere la miccia sono gli ex consiglieri che hanno il dente avvelenato perché loro si sono dovuti dimettere dalla carica sia per la “spinta” della piazza dopo la cosiddetta “gettonopoli” sia perché in quelle settimane (soprattutto dopo la famosa registrazione Di Rosa - La Russa) la polizia e i magistrati erano un giorno sì e un giorno pure a Palazzo dei Giganti per portare via le carte del Piano Regolatore.

Ma mettere le cifre (e basta) su quanto “guadagna” questo o quell’amministratore è solo un esercizio di “populismo” da quattro soldi, buono per essere dato in pasto a quella fetta di popolazione (e di elettori) che ha qualche ragione per avercela astrattamente con la “politica”. Come se gli amministratori degli ultimi trenta anni non li avessero eletti (anche) loro e come se molti (non tutti, ma molti) di loro non avessero fatto la trafila nelle segreterie di questo o di quel parlamentare.

Per sgomberare subito il campo dalle ipocrisie è giusto dire che – a mio avviso - è del tutto ovvio che un amministratore per le ore che dedica alla Cosa pubblica e per le responsabilità che ha, debba avere una indennità (infatti si chiama indennità e non “stipendio” o “salario”). Portare avanti la filosofia, tanto cara al “popolino”, secondo cui un amministratore dovrebbe svolgere la sua attività gratuitamente, è un concetto aristocratico perché così solo chi è ricco di suo, così, potrebbe accettare una carica pubblica.

Chi di voi ad esempio – con pochissime eccezioni – può rinunciare per cinque anni al proprio lavoro dedicandosi gratuitamente all’amministrazione? E chi di voi può dedicarsi con impegno massimo all’amministrazione della Cosa pubblica e al tempo stesso lavorare per 8 o 10 ore al giorno? Nessuno.

E’ la filosofia populista dei grillini che è destinata a cozzare con la realtà delle cose. Il vero problema, che spesso a molti ex consiglieri sfugge, non è il quanto si “guadagna” anche facendo delle commissioni, ma qual è il risultato di quelle attività. Gli agrigentini, all’epoca, si indignarono perché ebbero la sensazione di un abuso inaccettabile: commissioni svolte non per fare qualcosa di buono per la città, ma svolte solo per incassare il gettone. Se ci furono abusi penalmente perseguibili ovviamente lo dovrà stabilire un Tribunale. La sensazione degli agrigentini però all’epoca fu questa, a prescindere dalla condotta penale. Magari verrà fuori che da un punto di vista formale era tutto regolare (e sulla questione formale ci sono pochi dubbi) ma dal punto di vista sostanziale non è detto che non vi siano dubbi.

Ma se agli agrigentini si desse la possibilità di scegliere tra consiglieri e amministratori “fancazzisti” che lavorano gratis e consiglieri e amministratori efficienti che però hanno diritto ad una indennità, certamente sceglierebbero la seconda ipotesi (io di sicuro sceglierei la seconda). Ovvio che “fancazzista” o efficiente l’abuso resta inaccettabile. Ma ovviamente in tutto questo bailamme di discussioni ci sono alcuni casi particolari. C’è quell’assessore che gridava allo scandalo delle indennità e che ora (secondo me giustamente, ma avrebbe dovuto rinunciare) incassa quella stessa indennità e poi ci sono le cifre relative al sindaco senza però aggiungere che si è dimesso da parlamentare regionale dove la indennità – come si sa - è ben più sostanziosa. Hanno però ragione – e parlo di alcuni degli ex consiglieri, qualcuno ancor oggi consigliere – quando lamentano la festa di piazza per il primo anno di amministrazione Firetto. Intanto c’è poco da festeggiare (viste le condizioni in cui si trova ancor oggi la nostra città) e in secondo luogo hanno ragione quando sostengono che il primo interlocutore per il bilancio di un anno sia il Consiglio comunale (e lo prevede pure la legge, non è capriccio).

Ma questa è Agrigento, dove spesso l’ago delle bussola è impazzito e dove il Nord diventa Sud, il giusto diventa sbagliato, il voto continua a non insegnare nulla. Anche perché ad esempio sono usciti i dati sull’Imu e sull’Addizionale Tasi dove Agrigento risulta una delle città con l’aliquota più alta d’Italia. Avete sentito qualcuno chiedere conto e ragione sul perché gli agrigentini debbano pagare più – in proporzione – di un milanese? E avete sentito qualcuno di questi fare le barricate perché i lavori sulla 640 vanno più a rilento dello spoglio delle schede per il Consiglio comunale di Favara?

Tasse, fumo, gettoni e indennità

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