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Giovedì, 28 Marzo 2024
Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Quei pini (che sono di tutti) non si toccano

Siamo sicuri che tagliare i pini del Viale dei Pini, comunque piantati prima che molte delle case intorno fossero costruite abusivamente (e poi sanate), sia l’unica soluzione?

Siamo sicuri che tagliare i pini del Viale dei Pini, comunque piantati prima che molte delle case intorno fossero costruite abusivamente (e poi sanate), sia l’unica soluzione? Non vorrei che subito dopo, quando le motoseghe hanno già finito il loro lavoro, arrivi il progettista della riqualificazione della zona e dicesse che no, il suo progetto è stato stravolto (sulla comica falsa riga di quanto accaduto su piazzale Lena). 

E dissento pure con Mimmo Fontana, assessore per bene e competente, quando cita proprio le recinzioni dei privati come ragione per la quale quei pini vanno rimossi. Poi certo, Fontana corregge il tiro e non parla più di eradicazione e basta. Dice che quei pini si potrebbero piantare altrove. Ma si è mai studiata una soluzione alternativa? Ci sono anche altri sistemi per limitare l’invasività  - questo è un problema che in effetti c’è - delle radici dei pini e non mi pare che il “progetto” (progetto?) li contempli. 

Hanno ragione insomma i grillini – la cui battaglia è condivisibile – che dicono di fermare tutto e studiare soluzioni alternative. I progetti quando sono sbagliati si possono anche strappare e non sempre un pessimo progetto è meglio di nessun progetto. Perché cedere alle pressioni – che ci sono – dei residenti della zona e seguire la tradizione tutta agrigentina secondo cui l’interesse privatissimo viene sempre prima dell’interesse pubblico? 

I privati, se vogliono, possono realizzare a ridosso delle loro recinzioni e all’interno della loro proprietà delle paratie che si conficcano nel terreno e che di fatto sono una barriera insuperabile per le radici dei pini. E sulla questione dell’asfalto dissestato non scherziamo: intanto buttate su un po’ di asfalto in vista dell’estate così quel viale diventa di nuovo piatto. E nel frattempo si cerchi una soluzione alternativa per salvare capre e cavoli, rectius, l’interesse privatissimo dei proprietari delle recinzioni e l’interesse pubblico di salvare comunque quegli alberi.

Quei pini (che sono di tutti) non si toccano

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